Se l’arte è spesso definita come una forma espressiva, cioè un modo alternativo per comunicare qualcosa, diverso dalla parola, allora nel caso delle vetrate artistiche al posto delle parole ascoltiamo la luce.

Se abbiamo già visto in un precedente articolo come una vetrata artistica possa essere paragonata ad una articolata sinfonia le cui note sono le diverse tessere colorate sapientemente disposte sul pentagramma della tramatura, in questo articolo voglio provare a tradurre tutto questo negli elementi costitutivi del linguaggio.

Come, per estensione, parliamo del linguaggio dei fiori e se ci regalano una rosa, un giglio o un crisantemo, ci chiediamo “cosa vuol dire?” perchè non dovremmo farlo con le vetrate artistiche? Anche quest’ultime sono infatti un dono: un dono della parrocchia ai fedeli che vivono il luogo sacro, un dono del padrone di casa agli ospiti che piacevolmente trascorrono delle splendide serate in un ambiente caldo e accoglionte, o stimolante dal punto di vista artistico.

Inconsciamente forse percepiamo questo dono e la nostra ammirazione o complimento per l’opera artistica è un po’ il ringraziamento che precede la comprensione. Ogni elemento costitutivo della vetrata ci comunica qualcosa se sappiamo leggerlo, i colori, il disegno, la modernità o classicità dell’opera, e tutti assieme come le parole di una frase hanno un senso che può restare implicito o essere esplicitato proprio come quando osservando i quadri di un museo decidiamo di osservarli da soli oppure assieme ad una guida che ci aiuti a tradurre le immagini in parole.

I colori. Componente fondamentale ma non essenziale delle vetrate artistiche, il colore è stato studiato da artisti e filosofi che ne hanno compreso il potere comunicativo, quello di un linguaggio non verbale che riesce ad arrivare direttamente all’animo umano. Nel rosso percepiamo la passione, il calore, la frenesia; nell’azzurro vediamo il cielo, la pace, la tranquillità serena, una fresca ma non fredda purezza; nel verde vediamo il Creato con i suoi alberi, vediamo la vita positiva, rigogliosa.

Kandinsky, Goethe, Klee, Albers furono tra i più grandi studiosi del colore come mezzo di comunicazione, di emozione, codificandone il significato: Goethe con una analisi qualitativa di confronto e di vicinanza o lontananza di ogni colore dalla luce bianca, Kandinsky con i suo parallelismi con la musica dove il nero diviene la pausa che fa risaltare la melodia, l’assenza che fa risaltare ogni colore; Klee con il suo simbolismo e l’indagine quasi psicologica del colore e del rapporto tra i colori ed infine Albers, artista tedesco che studiò una vera e propria “logica” dei colori.

Il disegno, forma primordiale di scrittura, che nella luce emerge come confine tra due colori e spesso come assenza di luce, linee che si intersecano danno forma, segni che divengono figura, simbolo, testo. Se il colore è il suono, la melodia, il segno è la voce la parola di questo potentissimo linguaggio. Un linguaggio universale nel colore che è legato alla natura dell’uomo e alla natura oltre l’uomo, ma meno nel disegno che deve essere adatto e deve adattarsi al gusto e allo stile della comunità, della sua storia, della sua tradizione e della sua sensibilità.

Per realizzare delle vetrate artistiche che comunichino veramente qualcosa bisogna conoscere questo linguaggio, saperlo in primis comprendere e poi saperlo “parlare” mediante la realizzazione del bozzetto, del taglio delle tessere di vetro, della decorazione a grisaglia. E nell’atelier artistico Progetto Arte Poli tutto questo avviene naturalmente grazie all’esperienza di oltre sessantanni di attività del maestro fondatore Albano Poli, artista veronese che oggi realizza opere in tutto il mondo.

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