In questo periodo storico complesso, fatto di incertezza e notizie dal fronte, non posso non pensare che le vetrate artistiche hanno visto e a volte parlano anche di Guerra. Le bombe hanno fatto tremare chiese e cattedrali, i proiettili hanno frantumato le tessere di vetro e in alcuni casi distrutto completamente capolavori dell’arte del vetro in tutto il mondo.

Alcune chiese italiane sono state trasformate in magazzini di armi o accampamenti e le loro mura portano ancora i segni di questo cambiamento, segni che però nelle vetrate, sia per la loro funzione che per l’importanza estetica che hanno, spesso non possiamo vedere.

Le vetrate artistiche danneggiate infatti vengono riparate, o peggio ancora per l’istanza storica, sostituite completamente per donare nuovamente all’ambiente sacro la giusta atmosfera.

Pensiamo alla cattedrale di Notre-Dame de Reim in Francia che durante la prima guerra mondiale fu pesantemente danneggiata. Un luogo che a livello militare non aveva nessuna importanza, mentre in termini di valore culturale ne aveva eccome, poichè fu proprio in questo luogo che numerosi monarchi furono incoronati. Ovviamente il suo bombardamento fu un colpo diretto al cuore dei francesi e non solo all’edificio, una ferita che in entrambi i casi fu difficile da risanare. La cattedrale, colpita da 288 proiettili dell’artiglieria tedesca che distrussero una quantità enorme di vetrate e statue, venne però ricostruita ed in questo luogo venne celebrata la riconciliazione tra Francesi e Tedeschi Nel 1963. Nel 1991 venne dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

Questa cattedrale con la sua storia oggi è il simbolo della resilienza dell’arte rispetto agli orrori della guerra, ma per far sì che lo diventasse doveva prima tornare al suo antico splendore e, come in ogni restauro che si rispetti, al suo rinnovato utilizzo come luogo sacro. Per questo motivo dovevano essere ricostruite anche le vetrate artistiche, il cui disegno venne affidato ad uno degli artisti tanto cari anche al Maestro Albano Poli: Marc Chagall.

Chagal fu chiamato dal maestro vetraio Charles Marq, amico dell’ artista, a venire nella sua città e a lasciare il suo inconfondibile segno nella Cattedrale. Il maestro vetratista per questo lavoro studiò le tecniche medievali con cui nel ‘200 si realizzava il colore blu che faceva da sfondo alle istoriazioni raffigurate sulle antiche vetrate. Così con la stessa tecnica permise a Chagal di raffigurare la vita di Abramo e di Gesù Cristo, le incoronazioni dei re di Giuda (Saul, Davide e Salomone) e quelle dei re di Francia (Clodoveo, san Luigi e Carlo VII).

Le vetrate di Chagall non sono le uniche nuove vetrate realizzate per la Cattedrale, oltre a queste infatti è possibile ammirare anche le vetrate dell’artista Knoebel.

Questo ovviamente non vuol dire che la guerra porta con se la possibilità di creare nuovi splendori come se fosse una cosa positiva. Queste vetrate sono cicatrici preziose, come le crepe dorate delle ceramiche giapponesi riparate con la tecnica del Kintsugi, …ma sempre cicatrici restano: testimonianze storiche andate perdute che ci danno la possibilità di riparare creando qualcosa di nuovo e comunque prezioso.

Ma la guerra non è solo distruzione e ricostruzione, la guerra è anche memoria e ispirazione, basti pensare alle vetrate artistiche presenti negli ossari o nei memoriali, come nell’Auckland War Memorial Museum in Nuova Zelanda:

In altri casi ancora la distruzione delle vetrate artistiche originali non significa la perdita completa della loro storia e del loro fascino, è il caso delle vetrate della cattedrale di Wichester dove la grande vetrata ovest raccoglie in sè tutti i frammenti delle vetrate distrutte dalla guerra civile che iniziò nel 1642, e lasciò nel 1658 la cattedrale saccheggiata e profanata. La vetrata è diventata quindi un simbolo importante che ricorda ciò che era stata la cattedrale e gli ingenti danni della guerra:

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