Best Case: Basilica di San Zeno a Verona

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Le vetrate del maestro Albano Poli nell’abside della basilica di San Zeno oggi

Capolavoro del romanico italiano, la basilica di San Zeno è una delle mete turistiche-culturali più note della città di Verona. Ospita uno dei capolavori del Mantegna, la pala di San Zeno, ed è stato papa Paolo VI ad elevarla al rango di Basilica minore nel 1973.

La bellezza della basilica si palesa agli occhi di chi la visita già dallaa piazza antistante: il grande rosone, le modanature, bassorilievi e sculture romaniche, il bellissimo portale bronzeo di ingresso oggi protetto da un portale ligneo aggiuntivo e quindi visibile solo ad apertura della chiesa.

DSC04014.JPGLa facciata restaurata

Tutto concorre a creare un’immagine che resta facilmente impressa nella memoria, unica ma al tempo stesso rievocante le architetture del suo tempo, come per esempio quella del Duomo di Modena.

La basilica ha una storia antichissima, da piccola chiesetta realizzata nel punto in cui fu sepolto San Zeno (morto nel 380), ricostruita nel IX secolo per volere del vescovo Rotaldo e del Re d’Italia Pipino su progetto dell’arcidiacono Pacifico. Dopo la distruzione di questa nuova chiesa da parte degli Ungari, il corpo del santo -dopo una breve sistemazione presso il Duomo di Verona (Cattedrale di Santa Maria Matricolare)- viene traslato dai santi eremiti Benigno e Caro nella attuale cripta. La Chiesa come la possiamo vedere anche oggi è stata costruita nel 967, danneggiata da un terremoto nel gennaio 1117 e nel 1138 restaurata e ingrandita; infine, nel 1398 gli architetti Giovanni e Niccolò da Ferrara sistemano la copertura e l’abside in stile gotico.

Non ci soffermeremo a parlare delle bellezze artistiche che decorano la chiesa sia all’esterno che all’interno dove potremo vedere gli splendidi affreschi parietali, gli altari laterali e l’altar maggiore con la pala del Mantegna, ma piuttosto della luce che ogni giorno rende visibili queste opere e crea la particolare atmosfera sacra della basilica.

DSCF4652Il rosone di facciata, anche noto come Ruota della Fortuna

Abbiamo già visto come per il Rosone di facciata l’utilizzo di vetro soffiato trasparente è riuscito a mantenere la luminosità orginale della luce architettonica, senza rinunciare alla vibrazione del vetro soffiato a bocca e dell’atmosfera che questo crea; ma il rosone è solo l’ultimo intervento che Progetto Arte Poli ha realizzato per la basilica in occasione del restauro della facciata conclusosi nel 2012.

L’opera più importante dell’atelier veronese è sicuramente la realizzazione delle vetrate di abside che hanno sostituito le originali, e in accordo con la Soprintendenza, queste vetrate sono state studiate sia per essere nuove opere artistiche contemporanee che valorizzano ulteriormente la chiesa e la rendono viva e attiva, sia per essere uno strumento di modulazione della luce a valorizzazione delle opere artistiche interne come la pala d’altare.

s.zeno2Due delle monofore in scala realizzate per la mostra di presentazione degli studi svolti per la realizzazione delle vetrate

Per realizzare queste vetrate sono state progettate diverse opzioni alcune più artistiche altre più semplici e al termine dello studio, presso la basilica, è stata organizzata una mostra espositiva dei progetti e dei bozzetti tridimensionali in scala del progetto scelto: vetrate artistiche semplici ma complesse nella tecnica artistica utilizzata per la loro creazione, con vetri soffiati a bocca scelti con intensità a scalare, più colorati alla base delle monofere e via via più chiari salendo verso il soffitto. Oltre alla accurata scelta del vetro soffiato a bocca da utilizzare, opachi per nascondere la grata protettiva esterna, i vetri superiori sono stati trattati con la tecnica dell’incisione per rendere omogenea la sfumatura e ogni pannello legato all’altro con la tecnica del collage per non creare interruzioni nel passaggio cromatico.

DSC_0011Le vetrate artistiche del maestro Albano Poli prima del ricollocamento della pala

Per la vetrata laterale aperta proprio per illuminare la pala del Mantegna, è stato utilizzato solo vetro soffiato bianco al fine di non alterare con toni caldi la cromia originale del dipinto, valorizzata comunque dall’illumiazione artificiale anch’essa risultato di uno studio approfondito.

Il risultato è un abside nuovo, dove la luce del presente illumina l’arte e la storia del passato, una luce che crea una particolare atmosfera in abside e lo rende nuovamente il fulcro della basilica e fulcro della liturgia. Albano Poli con il suo staff è riuscito come anche in altre chiese a trovare il giusto equilibrio tra arte contemporanea, arte antica e soluzione a problematiche reali, grazie alla sua esperienza e all’abilità artigianale che contraddistingue l’atelier artistico.

DSC_0164Vista dalla navata

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