Alabastro come Vetrata Artistica

La tradizione dell’utilizzo dell’alabastro come chiusura delle luci architettoniche delle chiese, piccole e grandi, precede quella delle vetrate artistiche che, come sappiamo vedono la loro massima espressione, se non nascita, con l’architettura gotica.

Ci vengono in mente alcuni importanti esempi:
– le finestre dell’Abbazia di Casamari, monastero Cistercense vicino a Frosinone consacrato nel 1217
– le piccole finestre in alabastro del Mausoleo di Galla Placidia
– Le finestre alabastrate del duomo di Orvieto, che in alcuni casi sono per metà vetrate artistiche
– piccole finestre in albastro dai colori alternati nella chiesa di santo stefano sempre ad Orvieto
– le trifore e quadrifore del monastero in cister Canas, La Rioja, Spagna

Quando la tecnica della vetrata non era ancora governata con maestria, l’architettura divideva lo spazio interno da quello esterno con gli stessi elementi di costruzione delle murature, cioè la pietra, individuando nell’alabastro la soluzione ottimale per proteggersi dagli agenti atmosferici e far entrare parzialmente la luce del sole.
L’alabastro ad ogni modo non poteva essere usato in spessori troppo sottili per il rischio di fratture che avrebbero inficiato l’isolamento causando infiltrazioni. Così le lastre spesse risultano anche molto opache e la quantità di luce entrante ridotta. Gli ambienti delle chiese romaniche con finestre in alabastro appaiono spesso in penombra, necessitando di una illuminazione aggiuntiva, dove necessario. In alti casi invece questo effetto era voluto, poiché in grado di creare una particolare atmosfera di raccoglimento e di “desiderio della luce”, metafora del desiderio di Dio da parte dell’uomo.

Nel tempo, anche dopo la nascita delle vetrate artistiche, questo effetto è ricercato, sia nella creazione di nuove costruzioni, sia a sostituzione di alabastri deteriorati con un materiale più resistente e al tempo stesso più luminoso seppure più delicato, cioè il vetro. Pensiamo alle vetrate di San Vitale a Ravenna, esempio di vetrate realizzate con quadrati vitrei sapientemente dipinti a finto-alabastro, forse proprio ispirandosi alle piccole fessure del Mausoleo di Galla Placidia.

Negli anni la tecnologia ha trovato nuove soluzioni, vetri opachi creati con miscele che simulano la colorazione e il pattern dell’alabastro, vetro industriale stampato che riproduce fotograficamente la pietra traslucida, ma anche l’utilizzo di sottilissimi strati di alabastro accoppiato a vetro trasparente per aumentarne la resistenza: quest’ultima soluzione unisce la bellezza del marmo naturale alla forza del vetro tecnico per realizzare nuove vetrate in vetro alabastro ma luminose come come le vetrate realizzate in vetro soffiato.

Quest’ultima tecnica inoltre si presta alla realizzazione di vetrocamere isolanti e quindi finestre dalle elevate prestazioni tecniche. Oltre ad innovativi sistemi di retroilluminazione led che possono consentire di apprezzare in ogni momento la bellezza della pietra anche nelle ore serali o in condizioni di scarso irraggiamento solare.

L’alabastro palesa sempre la sua duplice natura, di pietra opaca all’esterno e durante il giorno, trasparente all’interno o nelle ore serali.

L’alabastro quindi, possiamo dire, non è una soluzione desueta ma, come per le vetrate artistiche parallelamente, una vera e propria tecnica che si è evoluta nel tempo e che ancora oggi affascina.

Un sottile strato di pietra, luminoso e pregno della storia delle antiche cattedrali romaniche; un velo che, unito alla più avanzata tecnologia, è un’arte sempre attuale, che parla con la voce del Creato: disegni unici e sfumature dai toni caldi formatisi attraverso processi millenari.

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