“Poli Arte un’industria che rende magico il vetro”

Da una massa informe ed incandescente sbocciano quasi per miracolo fiori foglie frutta” e balzano vivide figure di uccelli e di pesci

L’arte del vetro è una delle più antiche e delle più affascinanti. C’è qualcosa di sublime che incatena l’attenzione anche del più indifferente visitatore di una fornace vetraria allorché il cosiddetto « maestro », da una massa luminosa, incandescente, ma informe, trae, attraverso l’ordinazione e su personale ispirazione, le forme più diverse: quelle leggere, quasi eteree, trasparenti o quelle solide e scultoree.

In breve la massa di vetro, attraverso il sapiente lavoro del vetraio, si trasforma in sottilissimi steli, in complicate corolle, in elaborazioni artistiche che danno forma di uomo o di animale al vetro fuso e queste operazioni, eseguite con ‘mano leggera ed agile, .lasciano di stucco lo ignaro osservatore il quale vede sbocciare, sotto i suoi occhi ed in pochissimi secondi, oggetti d’arte la cui creazione viene vissuta e sentita profondamente dall’operatore il quale vi trasfonde qualcosa di suo, di intimo, quasi un soffio della sua anima.

Dalla fornace rudimentale ove il fuoco arde giorno e notte si è passati -pur restando ferme le regole della lavorazione essenziale- a tecniche nuove e alla scoperta delle innumerevoli possibilità che offre una materia così fragile e così duttile.

IL VETRO NELLA STORIA

Prima di trattare l’argomento di ciò che il vetro rappresenta nel mondo moderno, sia come espressione artistica che come strumento tecnico inserito nella vita quotidiana, è opportuno dire che le prime testimonianze sull’arte del vetro risalgono al IV millennio a.C. allorché in Egitto ed in Mesoporamia si fabbricavano multicolori ornamenti femminili dei quali esistono tuttora, nei, Musei di tutto il mondo, preziose ed interessanti testimonianze.

La scoperta della « soffiatura » del vetro, apre nuovi orizzonti ail’arte vetraria tanto che i Romani si sbizzarrirono in creazioni sempre più difiîcili ed affascinanti: vetri dorati con interposizione di foglie d’oro; vetri a rilievo, incisi e perfino traforati.

Particolare splendore l’arte del vetro raggiunge nel Ravennate ove nel campo del mosaico vitreo l’arte bizantina fiorisce in Opere veramente eccezionali.

Durante il Medioevo si diffonde l’uso della vetrata multicolore destinata, specie nei luoghi sacri, ad ammorbidire la luce esterna e a creare gamme di colori che aumentano vieppiù il misticismo nelle Chiese.

L’uso della vetrata si sviluppa, in Italia, ad Assisi, Siena, Firenze, Orvieto, Milano e, all’estero, a Parigi, Strasburgo, Reims, Bourges, Tours. Ma dove, durante il Rinascimento, l’arte vetraria fiorisce in pieno, è a Venezia, città nella quale i « maestri vetrai» erano considerati artisti di fama ed anzi nel ’500 a Murano, i più esperti ed i più estrosi, ricevono addirittura titoli nobiliari e compensi materiali notevolissimi per le loro opere che vanno diffondendosi a poco a poco in tutto il mondo, valorizzate maggiormente perche’ portate a termine con rara perizia su disegni di Tiziano, Tintoretto, Carpaccio, Caravaggio.

Altri centri di produzione vetraria ,non meno importanti, in Italia, sono, sempre tra il 1500 ed ‘il 1600, Altare, in Liguria, Arezzo, Empoli, Prato, Pistoia, Firenze.

Già però, nel 1600, l’arte vetraria si avvia ad un progressivo arricchimento decorativo e dalla materia incandescente e fluida si traggono figure complicate, fasci di fiori, vasi di fattura complicatissima. Giunge insomma, l’epoca del Barocco.

Per un certo periodo a Murano, l’arte vetraria cadde in decadenza, ma da questa decadenza si risollevò nel 1800, Soprattutto per iniziativa dell’Abate Zanetti, il quale fondò un Museo vetrario ed una scuola di disegno per giovani artisti ove costoro potevano trovare materiale di studio e perfezionarsi sempre più.

L’ARTE VETRARIA NEI TEMPI MODERNI

Il rinnovamento moderno dell’arte vetraria italiana, e di quella di Murano in particolare, si avverte subito dopo il 1920, ad Opera di industriali come Balsamo Stella, Zecchin, Baroviet, Seguso, Ferro e tanti altri i cui nomi sarebbe troppo lungo elencare.

Oggi l’arte del vetro in Italia ha riacquistato l’antico splendore ed accanto al vetro artistico sempre più sono in aumento le applicazioni del vetro industriale, nel campo della scienza, dell’architettura e dell’arredamento.

Non c’è palazzo moderno, oggi, in Italia e nel mondo, che non si avvalga largamente di vetro nella costruzione di facciate, di terrazze, di verande, mentre il mosaico vetroso va acquistando un ruolo di elegante e raffinato elemento di decorazione. Non parliamo poi dell’applicazione del vetro in tutti i laboratori scientifici, ospedali, cliniche, ove i vecchi arredamenti vengono sostituiti da artistici tramezzi, da luminosi balconi, da robuste teche fino a giungere all’utilizzazione della materia anche per strumenti di ricerca delicatissimi come lampade filiformi, provette, ecc.

Ritornando all’argomento del rinnovamento moderno dell’arte vetraria italiana e muranese, in particolare, dobbiamo ricordare che alla Esposizione Universale di Parigi del 1930, ove i maestri vetrai italiani ebbero occasione di mettere in evidenza le loro opere migliori, si ebbe la conferma della nascita di uno stile moderno, concepito come parte integrante di un concetto unitario di arredamento.

Ispiratori e collaboratori dei maestri vetrai in questa nuova conquista sono artisti come Marinuzzi, Rioda, Corrado Scarpa i quali ripudiano i virtuosismi ed esaltano la semplicità; ripudiano altresì un astrattismo non sentito e vanno alla ricerca di ‘un linguaggio chiaro, pacato, di una compostezza estetica intima e sentita, di una elaborazione artistica della funzionalità.

Come si legge nel libro “Forme e colori del vetro in Italia” di Titti Carta, dopo la seconda guerra mondiale l’affermarsi di nuove teorie porta alla assunzione del vetro come materia che può essere tratta artisticamente al di fuori della sua funzione: non più il vetro in funzione della tavola o di un fine comunque utile, ma il vetro come materia da plasmare, come mezzo ed espressione della fantasia e della creatività dell’artista.

Oggi il vetro, come altre materie di elaborazione artistica, risente delle esperienze che scuotono le arti figurative; la presenza di artisti che accanto al vetraio collaborano alla realizzazione del pezzo, rende più intimo il rapporto tra vetro ed arte figurativa, personalizzando e dando dignità alla produzione.

Anche nella vetrata, rimasta ferma per secoli, vi è un nuovo vigoroso impulso dato dal ravvicinarsi ad essa di pittori ed artiSti come Carpi, De Amicis, Avenale, Cantatore, Sassu, Signorini, Dinetto, Scalco e altri.

Pertanto l’arte vetraria italiana ha riconquistato l’antico tradizionale splendore.

Per quanto si riferisce al vetro industriale, sempre più numerose sono le sue applicazioni (come diremo più avanti) nel campo della architettura e dell’arredamento.

Il processo di valorizzazione del vetro è in progressivo sviluppo dai primi impieghi del cristallo nell’architettura (Crystal Palace a Londra e Glass Palas a Monaco di Baviera, che sono le prime ardite architetture vitree di avanguardia) l’impiego del cristallo nell’edilizia si realizza oggi sempre più diffusamente ed ampiamente.

Nel campo scientifico, abbiamo già accennato alla utilizzazione del vetro per strumenti di laboratorio, nelle cliniche, negli ospedali, negli uffici di ricerca, ma dobbiamo aggiungere che esso è utilizzato in larga misura anche per la costruzione delle parti più delicate dei cosiddetti satelliti artificiali.

Un’ansia di rinnovamento vivifica il vetro in ogni sua applicazione aumentandone sempre più la portata; la collaborazione tra artista ed industria rende operante ed attivo questo impulso di rinnovamento ed ogni manifestazione artistica, Biennale, Triennale ed altre Mostre nazionali ed internazionali ci forniscono, di anno in anno, i risultati di questo rinnovamento, di questa tensione appassionata e sincera verso il superamento ed il miglioramento costante sulla scia di una tradizione millenaria.

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UNA GRANDE lNDUSTRIA: LA «POLI ARTE»

Nel campo dell’industria e dell’arte del vetro, un posto di primo piano deve essere attribuito alla «Poli Arte » di Verona. Albano Poli il titolare dell’industria stessa, ha iniziato con una lavorazione artigiana, ma ha compreso subito che questo livello artigianale doveva essere superato con largo indirizzo di vedute ed organizzando grandiose operazioni di lavoro e di esperimenti, ha portato il suo complesso ad un livello altamente artistico.

La ricerca accurata, a livello tecnologico, gli ha aperto nuove prospettive di attività e gli ha permesso di inserirsi con forza nel discorso artistico attuale. Ma, per poter cogliere tutti gli aspetti più interessanti di questa evoluzione, è opportuno tracciare una specie di diagramma di come si è giunti ad essa.

Albano Poli ha studiato il vetro, naturale materia prima della sua attività, per trovare una gamma di applicazioni nel campo artistico che superasse il concetto normale di applicazione.

Il fatto artistico, per Poli, è proprio questo: rispettare la natura del materiale e realizzarne le forme con estrema purezza.

LE VETRATE DELLA «POLI ARTE»

Si è dedicato, soprattutto, alle vetrate istoriate e ne ha realizzate di stupende che adornano numerose Chiese della Penisola.

Naturalmente, per la sua realizzazione, ha dovuto creare contatti con artisti di chiara fama: tra lui e questi artisti si è stabilito una specie di dialogo che continua sempre: egli, da accorto industriale non insensibile alle forme dell’arte moderna, ascolta pittori, scultori, architetti e da questo colloquio scaturiscono preziose opere che hanno reso famoso il nome della «POLI ARTE» non solo in Italia ma nel mondo. Le vetrate a cemento, ad esempio, sono state il frutto di questi continui contatti con i tecnici ed hanno creato un legame strutturale fra materiale da costruzione e decorazione. Infatti, le vetrate in vetrocemento finora realizzate hanno dimostrato come si potesse risolvere con impegno e serietà il problema.

Ma vogliamo approfondire il concetto che ha informato la creazione delle vetrate istoriate.

Che cosa sono, in effetti, queste vetrate?

Realizzarle vuol dire approfittare delle aperture offerte dalla trama architettonica per creare una luce di fantasia mediante gradazioni luminose e, così, una successione tonale emotiva.

E’ infatti all’interno di una cattedrale gotica che si comprende appieno quale ruolo giochi la luce filtrante dalle vetrate delle bifore o dei rosoni, vere sorgenti di trasparenti arpeggi rimbalzanti sui colonnati, simili ad una eco che si spegne nelle zone oscure.

La vetrata istoriata, come si è detto avanti, ha avuto in tutti i tempi un esclusivo carattere artigianale e, nel contempo, una natura autenticamente popolare: quando tali requisiti si sono perduti per ricercare, invece, espressioni più raffinate nel tentativo di somigliare in qualche modo alla pittura, rinunciando perfino ai modi più spontanei ed alla essenza più antica, la vetrata istoriata è caduta sempre più in basso nella scala dei valori per giungere a noi ricoperta di sovrastrutture e di modi non suoi nell’interpretare le sue finalità.

Oggi, come nei tempi del suo grande fulgore, la vetrata istoriate ritorna ad avere, spoglia di tutti i caratteri artificiali che l’hanno oppressa, la sua completa autonomia espressiva nello insieme funzionale che la contiene.

Con questo spirito e sulla scorta di questi principii, sono realizzate Ie vetrate nei laboratori della «Poli Arte».

Poliarte Lighting

Poliarte Lighting

APPLICAZIONI DELLA POLI ARTE

Ma Albano Poli non si è accontentato di raggiungere risultati veramente lusinghieri nel campo delle vetrate. Egli ha dato disposizioni ai suoi collaboratori e tecnici affinchè si potesse arrivare all’accoppiamento tra vetro ed altri materiali come il ferro battuto, il bronzo e l’argento e ne sono derivati dei lavori veramente interessanti, di squisita fattura e di ottimo gusto.

Nel campo dell’arredamento, poi, Poli ha inserito l’applicazione del vetro con “uno studio particolare sulle lampade.

Le nuove forme sono nate da un puro linearismo formale, ben definito sia spazialmente che geometricamente, e nelle sue Opere ha saputo equilibrare sapientemente , forma e materia, rispettando, però, nel contempo, la essenziale natura del vetro.

Un riconoscimento del gusto estetico, funzionale ed artistico Poli l’ha ricevuto alla 34“ Biennale di Venezia nella sezione delle Arti decorative. (1968)

La sua facilità di affrontare il problema della materia, di creare, lo ha portato a realizzare nuove forme di oggetti per studi.

Si tratta di piccoli elementi costituiti razionalmente e geometricamente e che diventano delle vere e proprie sculture.

Poli ha dentro di sé’ idee ben precise che gli consentono di realizzare le sue migliori opere ed egli si avvale di una sua originale impostazione formale che lo porta a considerare ogni elemento dal punto di vista geometrico.

Per Poli la forma ha una sua posizione spaziale come ogni altro elemento materiale e deve esistere generata da rapporti ben definiti.

Inoltre, per la sua «Polli Arte », sta impostando un nuovo indirizzo decorativo architettonico.

I suoi lavori, in sostanza, e cioè vetrate, ferro battuto, lampade, debbono essere inseriti in ambienti che egli stesso vuol risolvere in tutto il contesto architettonico e, come abbiamo scritto più innanzi, i suoi elementi vivono nel rapporto materia-forma, risultando però creazioni artistiche che debbono essere considerare per il loro inserimento in un ambiente

Poli non si è mai fermato, ma ha sentito continuamente il bisogno di evolversi, di creare, di interessarsi a tutto ciò che vi è di nuovo, di moderno, e ciò lo si può desumere da tutte le varie esperienze che ha intrapreso e portato felicemente a termine.

La «Poli Arte» ‘è un’industria che si inserisce perfettamente nella tecnica edilizia del nostro secolo ed anzi, precorrendo i tempi, fornisce l’esatta sensazione di ciò che saranno, in futuro, le costruzioni adibite soprattutto ad uffici ed a grandi complessi commerciali: un’armonica fusione tra vetro e cemento nel senso che non si tratterà più di palazzoni la cui sola caratteristica è di avere immense vetrate per far penetrare luce e sole, ma di complessi architettonici costituenti vere e proprie opere d’arte, ove il vetro, sapientemente lavorato e sistemato, costituirà non solo elemento di utilità ma di alto interesse artistico.

Il complesso di tecnici e collaboratori che circonda Albano Poli, assicura al «quest’industria la cui produzione va in Italia e nel mondo, un avvenire luminoso, tanto più che tutti tali collaboratori lavorano con passione e sono pronti a concretizzare le originali ed intelligenti idee dello stesso Poli, idee che daranno, come nel passato e nel presente anche nel futuro, un esempio di ciò che possono la passione, l’estro, la volontà di creare qualche cosa sempre di più nuovo, di più attraente, di più funzionale.

E soprattutto nel campo economico, l’industria della « Poli Arte » ha un peso rilevante.

Numerosi sono i Paesi che fanno giungere le loro ordinazioni di lavori pregiati, ‘per Chiese, Istituti, laboratori ed edifici all’industria veronese, tanto che si può dire che, quasi in tutto il mondo le vetrate, le lampade, le ardite strutture in vetro, gli oggetti di ornamento stanno a rappresentare una valida testimonianza della tenacia, della intelligenza e dell’alta qualità artistica del lavoro vetrario italiano.

Albano Poli merita, quindi, non soltanto l’elogio per le sue squisite realizzazioni ma anche per l’apporto economico che la sua industria reca al nostro Paese.

(da un articolo comparso nella rivista Scena Illustrata, fine anni 60)