Tiffany e il Liberty: oltre i limiti del tempo… e del piombo.

Quando abbiamo parlato della legatura, abbiamo parlato anche della legatura Tiffany. Oggi approfondiamo questa tecnica che, soprattutto in America, è diffusissima anche in ambito amatoriale e nelle piccole realtà imprenditoriali. Il segreto del successo di questa tecnica, che come abbiamo già detto nasce agli inizi del 1900, è la maggior facilità e velocità di realizzazione rispetto alla legatura a piombo (da qui il titolo di questo articolo.)

Dopo aver tagliato tutte le tessere di vetro, una alla volta, lungo il perimetro viene applicato un nastro di rame (il realtà una lega di rame) che grazie al lato adesivo avvolge saldamente la tessera di vetro. Guardando la tessera sia da un lato che dall’altro avremo una cornice di rame spessa uno o due millimetri, mentre guardando la tessera di taglio l’intero spessore sarà coperto dal nastro di rame.

Così preparate le tessere vengono disposte sul piano di lavoro (di grandezza opportuna: più grande è la vetrata o il pannello e più grande dovrà essere il piano di lavoro), ricostruendo l’intera vetrata. Man mano che posizioniamo le tessere vetremo che le cornici di rame, una affiancata all’altra formeranno dei binari che corrono tra le tessere di vetro formando pian piano il disegno iniziale.

Prepariamo il saldatore, lo stagno, anche in questo caso una lega opportuna, e soprattutto l’acido che servirà ad abbassarne il  punto di fusione. Con un pennello applichiamo l’acido sui binari di rame poi con la bacchetta di stagno e il saldatore applichiamo lo stagno fuso sopra il rame (questa ovviamente non vuole essere una guida che vi consentirà di realizzare una vetrata tiffany ma solo una veloce spiegazione della procedura). Una volta raffreddato lo stagno legherà tenacemente le due tessere vitree adiacenti; continuiamo così su tutta la vetrata, giriamo e ripetiamo l’operazione anche sull’altro lato.

Ora al posto della trama di trafilati in piombo avremo una trama di stagno che sorregge tutte le tessere vitree ed irrigidisce il pannello (non abbiamo bisogno della stuccatura che invece mettiamo tra vetro e piombo, anche perchè sarebbe impossibile da applicare). Questa trama di stagno ha un colore argentato, ma con un apposito acido possiamo accelerarne l’ossidazione superficiale in modo che diventi grigia come il piombo oppure nera (esistono dei prodotti, meno utilizzati che consentono di rendere la legatura dorata).

Una volta completato il pannello va opportunamente pulito dai residui di acido e successivamente inserito in vetrocamera. L’inserimento in vetrocamera è fortemente consigliato, sia per una maggior durata dell’opera nel tempo, sia perchè le alternative di sostegno del pannello sarebbero sicuramente più complesse, specialmente nel caso di grandi pannelli e di disegni articolati.

La legatura Tiffany presenta molteplici vantaggi oltre a quelli che abbiamo già detto:

  • un disegno più libero, libero di realizzare volute e dettagli ma anche di utilizzare lastre di vetro di maggiori dimensioni
  • senza la rigidità del piombo sarà possibile realizzare un disegno moderno, contemporaneo
  • la possibilità di una legatura argentata o dorata per dare un carattere moderno o contemporaneo all’opera
  • La possibilità di sovrapporre al vetro delle fascette di rame successivamente stagnato, per realizzare delle finte legature che si interrompono al centro della tessera di vetro
  • e con lo stesso sistema realizzare una “finta legatura” sopra una tessera senza doverla obbligatoriamente tagliare

Un’ultima nota: spesso con il termine Tiffany si identifica anche un determinato tipo di vetro stampato, opalescente, che veniva utilizzato assieme alla nascita della tecnica del nastro di rame, oggi ancora molto utilizzato nella realizzazione di lampade Tiffany assieme alle gemme di vetro. Assieme all’utilizzo della tecnica e del vetro Tiffany nasce anche il Liberty, L’Art Nouveau e L’Art Decò che trovano nelle vetrate così realizzate un mezzo espressivo dalle potenzialità infinite.

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4 risposte a “Tiffany e il Liberty: oltre i limiti del tempo… e del piombo.

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